martedì 31 gennaio 2012

che poi a me Eco fa simpatia, mi ricorda Poldo

Perché mi riferiscono tutto quello che dice Eco, dico Eco per dire un nome fra tanti, persone sempre in tv e sui giornali per dire cose che reputo non solo banali, spesso stupide, certamente superflue. Google dovrebbe scrivere un algoritmo con l'elenco delle persone più citate ogni volta che aprono bocca e ai primi posti vedremo, accanto a Papi e presidenti, questi signori qui che riassumo sotto il nome di Eco, personaggi apotropaici da toccamioci le palle e capipopoli della porta accanto con barba lunga a supplire l'alopecia e i vestiti che puzzano di fritto. Che Eco, per carità, quanto a cazzate è ancora in zona franca, ha studiato abbastanza da non spararle grosse, ma per questo merita di impersonare il santo patrono dei minchioni, se così posso chiamarli, divulgatori di porcheria controculturale underground molto tosta e fica che cioè, compagni, il sistema ci fotte, cioè, dobbiamo reaggire, sorella, abbiamo il sacro dovere di ribellarci all'oppressione di uno stato assassino che fa gli interessi del capitale e dei preti pedofili e dei partiti mafiosi e dell'industria del nord e delle banche tedesche e delle portaerei ammericane, dobbiamo trasformare il pianeta per un vivvere milliore nella pace e nell'ammore. I professionisti del riciclaggio emotivo, del commercio al dettaglio di sentimenti usati e abusati, Eco nomen omen, far riecheggiare sui tetti il grande woop woop woop della frullatore mediatico che mi tritura la pazienza, stavo per dire i coglioni ma oggi non faccio il volgare, con Eco niente linguaggio sboccato, che siamo al cospetto di intellettuali a parlar di cose grosse, intimiditi dai tecnocrati, dai burocrati, dagli specialisti per le macchie impossibili. Dicevo, perché Eco sì e Franzen no, solo per fare due nomi, i primi che mi capitano sotto mano, perché dobbiamo ancora accettare che avvenga una selezione informativa per cui lo straniero sì, in tv da fazio, con quegli occhietti da faina, con il traduttore in simultanea, ma se dice cose che Eco, dico Eco come esempio fra tanti di opinion leader famoso, Eco a casa, con suo bel pancione e i brutti occhiali sporchi, che guarda la tv e non gli sale la pressione, dimani esce e si sente bene, dice agli amici - Eco avrà degli amici, penso, chissà -, va al bar e dice bella la trasmissione di ieri, e tutti tirano un sospiro di sollievo, Eco ha detto sì, l'uomo del monte ci ha salvato dalla grande moria delle vacche,.;: se solo sapessero, gli italiani, quante persone intelligenti che dicono cose intelligenti ci sono là fuori, non solo fuori dall'Italia orgogliosa e ombelicale ma fuori dai circuiti mediatici nazionali, persone che potrebbero far capire all'italiano medio che non sa niente, non conta niente, non vale niente, che Eco, tutto sommato, senza nulla togliere, ma insomma, volendo guardarsi intorno, nel mondo non c'è solo Eco, diciamola così, senza usare parole volgari, tipo cazzo, che il giorno dopo han fatto le magliette con scritto sali a bordo cazzo!, in tv vedevi gente che godeva a dire cazzo in tv, lo diceva col sorrisino, alzando la voce per far sentire bene la parola cazzo in tv all'ora di cena, con i bambini a tavola che fanno cosa, ridono, non so, chiediamolo a Eco-ni, come si può definire l'insieme delle persone che hanno l'autorità morale che discende in linea diretta da un allineamento di opinioni con i grandi guru riconosciuti dall'establishment politico culturale dell'Italia?, gli Ecoli, da non confondersi con gli eccoli in quanto non arrivano mia da nessuna parte, per definizione. Perseverare nell'autoreferenziale al tempo del web è più di semplice anacronismo, è dittatura delle opinioni di parte. Il potere oggi consiste nell'approfittarsi delle barriere linguistiche per indirizzare l'opinione pubblica e si esprime come non mai non tanto nella censura quanto nella selezione di cosa rendere pubblico, nel senso di pubblicizzare, fare pubblicità, convincere il consumatore a scegliere il nostro prodotto, facendolo riecheggiare sulle bocche dei trascinatori di masse, dovrebbe diventare una professione, con tariffari da casino, tot euro un piccolo discorso di bocca, poi c'è la botta semplice che finisce nei tiggì e sulle prime pagine, un'apparizione in tv con tanto di intervista è un po' dar via il culo - ma non avevo detto che oggi non sarei stato volgare? - , un'intera campagna elettorale vale come minimo un incarico ministeriale, o almeno un contratto di consulenza esterna per un paio di parenti. E niente, per dire che mi piacerebbe venisse dati più risalto a discussioni intelligenti fra persone intelligenti che avvengono all'estero, che qui in Italia ci si sente a volte come turisti che sbagliano indirizzo e al posto che finire a un simposio su uno dei molti argomenti interessanti di cui si parla in giro ecco che si ritrovano invischiati nelle beghe di una riunione condominiale, perché anche il metodo, diciamocelo, lascia un po' a desiderare.

giovedì 26 gennaio 2012

sui libri elettronici digitali interattivi

Secondo me raccontare sta anche nell'assumersi la responsabilità di sollevare il lettore dal compito di fare scelte che competono al narratore, all'autore come padrone della storia, chi vuol fare il falegname se il cliente vuole prefabbricati personalizzabili? Gli si dice caro cliente, vai all'Ikea. Se non ti piace come cucino vai a mangiare da tua nonna. Questo dice un artista, che sia cuoco falegname disegnatore che non fa caricature ai turisti in piazza duomo, che non cerca di capire cos'è che tira di più in omaggio alla cultura pop. E infatti torniamo alla questione della narrativa come intrattenimento, del mecenate pubblico inteso non come Stato o SPA ma come target del marketing, dove il padrone della storia non è più chi la fa ma chi la consuma. L'interattività è uno dei tanti strumenti di democratizzazione del processo creativo che diventa produttivo, con uomini robot, attori virtuali, realtà astratta e idealizzata che se non combacia col mondo allora è colpa del mondo, che va cambiato. L'uomo spiritualmente castrato che non più ha nemmeno il potere di raccontare la storia che vuole, dall'inizio alla fine, assumendosi il rischio di piacere solo a se stesso e accettando le avversità, ma deve aumentare i gusti disponibili, diversificare l'offerta per aumentare le quote di mercato, essere del tutto schiavo di una passione che diventa lavoro. Se fare arte diventa vincere il premio prodotto dell'anno, il detersivo preferito dalle donne dai 20 ai 60, la cucina più amata dagli italiani, il re del brivido, la campionessa delle risate, il cinepanettone, allora tanto vale che vado alla catena di montaggio, 40 ore settimanali alle 5 ho finito e vado a farmi una birra con gli amici al circolo dopolavoro, faccio il tifo per la squadra del pallone, prendo ferie malattia tredicesima e pensione e quando esce un libro nuovo penso che non lo leggerei comunque ma se qualcuno mi chiede com'è il libro dirò che fa schifo perché l'autore ha la faccia da pirla e non l'ho mai visto da fazio, oppure che è fantastico perché l'autore ama i cani e lotta per l'ambiente e scrive in un modo semplice e chiaro con storie d'amore che potrebbe essere uno di noi.

mercoledì 11 gennaio 2012

out of order

stanotte ho sognato che perdevo sangue delle gengive, mi specchiavo e vedevo uscire il sangue dalle fessure tra i denti, pensavo meno male che me ne sono accorto, meno male che sono in bagno, così posso sputare nel lavandino, non sono costretto a inghiottirlo né a sporcare in giro, pensavo speriamo che passi alla svelta perché non posso stare tutta la vita in bagno, ho delle cose da fare, dei posti dove andare, e intanto non facevo niente, me ne stavo a guardare nello specchio il rosso sul bianco, aspettavo tranquillo e in silenzio che finisse di uscire, pensando in fondo è una pausa, nessuno può dirmi niente se mi prendo una pausa, se arriva qualcuno a dirmi qualcosa basta che sorrido e si dovrebbe capire al volo che ho le mie belle ragioni di